Il resoconto di Gasparo Balbi è ben noto.
Di lingua italiana non si parla mai. Però spesso si parla di "italiani", contrapposti alle altre nazioni d'Europa. Spesso si parla invece di
A p. 33v Il linguaggio degli "Agiani" (giainisti, direi) viene definito "assai rozo al modo Indiano".
A p. 63r si parla di Maestro Domenico da Castello di Venezia che costruisce imbarcazioni a Daman.
A p. 93v, i mercanti di Cosmì scrivono "in diversi libri" le mercanzie in partenza per Pegu.
A p. 103r, Gasparo Balbi vanta all'imperatore di Pegu la propria patria, Venezia.
A p. 136r si racconta di un gesuita "di natione Genovese" che"à bandiera spiegata, ove è dipinta l'imagine di N. S Christo, et armato di archibugi, cavalca per quel regno [di Paruta] convertendo infinità di popolo, il qual lo seguita, ovunque egli vada". Il re fa inoltre arrivare un gesuita napoletano che (136v) "haveva imparato a favellare al modo della China, ch'è cosa difficilissima, per haver quel parlar sessanta mila lettere, per le quali si parla".
A p. 139v si parla della revoca dei privilegi doganali a "noi Italiani", fino a quel momento trattati come portoghesi.
A p. 143r si parla di Sinan Pascià, figlio "del Capitano Cicala Ciciliano".
Interessante la descrizione di Pegu. Si citano anche le "pagode" fatte dai cinesi sulla costa orientale dell'India.
Di lingua italiana non si parla mai. Però spesso si parla di "italiani", contrapposti alle altre nazioni d'Europa. Spesso si parla invece di
A p. 33v Il linguaggio degli "Agiani" (giainisti, direi) viene definito "assai rozo al modo Indiano".
A p. 63r si parla di Maestro Domenico da Castello di Venezia che costruisce imbarcazioni a Daman.
A p. 93v, i mercanti di Cosmì scrivono "in diversi libri" le mercanzie in partenza per Pegu.
A p. 103r, Gasparo Balbi vanta all'imperatore di Pegu la propria patria, Venezia.
A p. 136r si racconta di un gesuita "di natione Genovese" che"à bandiera spiegata, ove è dipinta l'imagine di N. S Christo, et armato di archibugi, cavalca per quel regno [di Paruta] convertendo infinità di popolo, il qual lo seguita, ovunque egli vada". Il re fa inoltre arrivare un gesuita napoletano che (136v) "haveva imparato a favellare al modo della China, ch'è cosa difficilissima, per haver quel parlar sessanta mila lettere, per le quali si parla".
A p. 139v si parla della revoca dei privilegi doganali a "noi Italiani", fino a quel momento trattati come portoghesi.
A p. 143r si parla di Sinan Pascià, figlio "del Capitano Cicala Ciciliano".
Interessante la descrizione di Pegu. Si citano anche le "pagode" fatte dai cinesi sulla costa orientale dell'India.